Per giorni israeliani e palestinesi sono stati incollati davanti ai televisori per seguire gli sviluppi nella striscia di Gaza. L’esercito e la polizia hanno evacuato, secondo il “piano di disimpegno” Sharon-Bush, 21 colonie a Gaza e 4 delle 120 colonie in Cisgiordania.
Per settimane i sostenitori dei coloni hanno indossato nastri arancioni sul braccio. In molti posti si potevano ascoltare slogan nazionalisti come “un ebreo non caccia un ebreo”, che potrebbe significare sia “dei non-ebrei cacciano degli ebrei” (riferendosi all’esercito israeliano) sia “degli ebrei cacciano dei non-ebrei”.
L’operazione di evacuazione dalla striscia di Gaza, chiamata “Una mano verso i nostri fratelli”, è cominciata mercoledì scorso [17 agosto, NdT] ed è stata condotta nel modo più delicato possibile. I soldati e i poliziotti hanno portato via i coloni che non volevano andarsene come se stessero maneggiando delle fragili uova. Molti di questi estremisti di destra portavano delle stelle di David arancioni sulle maglie. Molti dei loro bambini camminavano con le braccia alzate come se fossero stati vittime dei nazisti - gli stessi colonialisti che hanno rubato la terra alla gente di Gaza e hanno costruito enormi poderi sulle spalle del lavoro a buon mercato dei palestinesi del posto.
I coloni hanno insultato i soldati e gettato contro di loro vernice, pietre ed altri oggetti. Tuttavia gli ufficiali dell’esercito si rivolgevano a loro come a dei fratelli e delle sorelle perduti. Un uomo di nome Shamir ha detto ai giornalisti televisivi: “fino a questo momento credevo che questo stato fosse mio - adesso non più”. Quindi ha aggiunto piangendo “Cosa ci succederà? Ognuno di noi possiede 300-400 dunam (1 dunam corrisponde a 1000 metri quadrati) e adesso ci mettono dentro degli alberghi”. Più tardi il Ministro della Casa, membro del partito Laburista Sionista, ha spiegato che coloro che avevano accettato di andarsene volontariamente avevano già ricevuto nuove ville, mentre gli altri venivano messi in alberghi a 5 stelle fino a quando il governo non gli avesse procurato delle nuove case. Un altro uomo, tenendo la figlia tra le braccia, gridava istericamente ad un soldato:” Prendete mia figlia come i nazisti hanno preso gli ebrei in Europa!”
Per 30 anni 1500 famiglie, in tutto 8000 persone che si sono insediate a Gaza dopo l’occupazione israeliana 38 anni fa, hanno visto fiorire i loro affari. Hanno ricevuto gratis enormi appezzamenti di terra in una delle aree più densamente popolate del mondo oltre a grandi ville che non gli sono costate quasi nulla. E queste persone non se ne sono andate da Gaza senza fare grazie all’evacuazione un ottimo affare. Ogni famiglia è stata lautamente ricompensata ricevendo almeno mezzo milione di dollari, oltre ad un nuovo terreno coltivabile all’interno della linea verde. Ad esempio, secondo l’accordo, i coltivatori che hanno abbandonato delle serre riceveranno 4000 dollari per dunam. Nella regione del Gush Katif le serre coprono un’area di 3000 dunam! Tutto ciò accade in un momento in cui il numero di persone che vivono sotto la soglia di povertà in Israele è salito nell’ultimo anno da un milione a un milione e mezzo!
Mentre i coloni e i loro sostenitori “arancioni” si impegnano a mostrare le loro lacrime alle telecamere della TV, i media borghesi non si preoccupano di chiedere cosa ne sarà dei lavoratori palestinesi che per 30 anni hanno lavorato per i coloni, percependo stipendi da fame. Riceveranno almeno qualche indennizzo sotto forma di sussidi di disoccupazione? Naturalmente no.
Alcuni lavoratori palestinesi, impegnati ad imballare mobili, vestiti e libri religiosi dei loro padroni, hanno ricevuto una ricompensa di 50 dollari. Qualcuno ha anche ricevuto dei piccoli ventilatori. La maggior parte non ha avuto nulla. Qualche palestinese è triste per aver perduto il lavoro, anche se veniva pagato con pochi spiccioli. Nella striscia di Gaza la disoccupazione è intorno all’80%. Comunque nessuno si lamenta per la partenza dei coloni.
Molti bambini palestinesi sono felici per la prima volta nella loro vita. Credono che adesso potranno far volare gli aquiloni senza aver paura di essere colpiti da proiettili. Questa tuttavia è una triste illusione.
Giovedì 18 agosto, come atteso, il Segretario Generale delle Nazioni Unite Kofi Annan, che per anni è stato il fedele servitore dell’imperialismo americano, ha lodato Sharon per il suo coraggio e la sua capacità di comando nel mettere in atto il piano di ritiro da Gaza. “Ciò porterà la pace nel Medio Oriente”, ha promesso. Cos’altro possiamo aspettarci dall’uomo che ha sostenuto l’occupazione dell’Iraq e ha lodato le elezioni farsa che si sono tenute sotto le baionette dell’imperialismo. Il suo lucroso lavoro è alquanto semplice, dal momento che tutto ciò che deve fare è ripetere le parole del suo padrone, George W. Bush.
Annan ha anche ripetuto la condanna, già fatta da Sharon, del massacro avvenuto mercoledì scorso quando in Cisgiordania un colono israeliano ha afferrato una pistola da una guardia di sicurezza e ha ucciso 4 lavoratori palestinesi. Nessuno si è preoccupato di domandarsi come un colono disarmato abbia potuto prendere una pistola senza alcuna resistenza.
Ovviamente Annan sembra ignorare che i coloni stanno compiendo sempre più atti terroristici contro i palestinesi - un golem creato dallo stato di Israele per terrorizzare i palestinesi e accaparrarsi più territori e che adesso è sfuggito dal controllo e agisce per conto proprio. Annan non ha neanche citato il fatto che 2 giorni dopo il massacro l’esercito israeliano è andato ad arraffare altre 1,200 dunam di territori palestinesi dal villaggio di Gabel El Hamara vicino Ali e Shila, lo stesso insediamento dove i 4 lavoratori sono stati assassinati. Crede forse che questo sia un altro passo verso la pace?
Il governo israeliano non fermerà il movimento di destra “messianico” che ha creato perchè esso è utile alla classe dominante. E’ utile non solo perchè la classe dominante può usarlo per spaventare i palestinesi, ma anche perchè in futuro potrà usarlo contro i lavoratori in lotta per i propri diritti.
Quantunque Sharon presenta le direttive che ha ricevuto da Bush come una grande misura strategica e promette che ci saranno più soldi per l’istruzione e la sanità, ciò non accadrà mai. Allo stesso tempo, l’Autorità Palestinese (AP) presenta il ritiro israeliano da Gaza come una grande conquista della politica di sostegno della Pax Americana.
Il vero ruolo dell’AP è stato descritto da Amira Has, una coraggiosa reporter del quotidiano israeliano Haaretz, che il 16 agosto ha scritto che migliaia di poliziotti dell’AP erano sul posto pronti ad aiutare l’evacuazione. In ogni modo gli stessi poliziotti non c’erano quando le squadre della morte di Dahalan, vestite di nero e armate di kalashnikov, terrorizzavano la gente di Gaza.
Il problema non è solo isolato a Gaza. Giovedì scorso c’è stato un attentato nei confronti di Hassan Youssef, uno storico leader di Hamas in Cisgiordania secondo il quale l’agguato è stato teso con l’obiettivo di intimidire il gruppo islamico per il suo rifiuto di mettere fine alla guerra contro Israele.
Anche le masse palestinesi sono consapevoli del ruolo giocato da questo governo fantoccio. Il 17 agosto, Naser el Kadwa, il Ministro degli Esteri palestinese, atteso a Gaza per tenere un festoso discorso sul ritiro, non ha potuto parlare a causa di una manifestazione di madri di prigionieri palestinesi. Queste lo accusavano di aver ignorato i loro figli rinchiusi nelle carceri israeliane per aver lottato contro l’occupazione. Una di loro ha affermato di essersi pentita di aver votato per Mahmoud Abbas che non ha fatto niente per mantenere le promesse elettorali. Ha anche detto che l’unica cosa di cui si è preoccupato il Primo Ministro Ahmed Karia è stata vendere agli israeliani il cemento con cui hanno costruito il muro dell’apartheid.
La tensione sta crescendo sia all’interno di Fatah che tra Fatah e Hamas. La settimana scorsa, Faruk el Kadumi, Presidente del Comitato Centrale di Fatah e Capo del Dipartimento Politico, ha emanato dalla Tunisia l’ordine di rimuovere dalle forze di sicurezza palestinesi tutti i comandanti e gli impiegati che sono sotto il controllo di Dahlan, un uomo che è stato ammaestrato dall’imperialismo britannico e statunitense, e di sostituirli con una nuova milizia totalmente subordinata alla lotta rivoluzionaria palestinese. Questa è una chiara sfida all’AP ed ad Abu Mazen (Abbas), che è visto da un numero sempre crescente di palestinesi come un collaboratore di Sharon. Questo provvedimento è a sostegno delle forze armate dell’opposizione all’interno di Gaza. Due settimane fa Faruk el Kadumi ha anche fatto un appello per l’organizzazione di una milizia popolare a tutte le forze contrarie ad Abu Mazen. Queste comprendono membri di Fatah, Tanzim e persone come Musa Arafat che hanno un certo controllo sui servizi segreti militari. Nelle ultime settimane ci sono stati scontri tra seguaci di Dahlan e suoi oppositori.
Alla vigilia del ritiro israeliano da Gaza, il leader di Hamas nella striscia di Gaza, Muhammed Azhar, ha detto in un discorso che il programma di Abu Mazen è per “un’autorità, una legge, una pistola”. Quindi ha chiesto “di quali autorità, legge e pistola sta parlando?” Le pistole di chi combatte contro l’occupazione o le armi della polizia?
Un altro leader di Hamas, Ahmad Andur, ha spiegato che Hamas non deporrà le armi e non diventerà parte dell’apparato dell’AP. Ha anche detto che Hamas non sferrerà un attacco contro Israele ma che è disposta ad usare le armi per difendersi.
La nostra posizione contro gli atti terroristici di Hamas nei confronti di israeliani innocenti è ben nota. Non è semplicemente per ragioni umanitarie, ma perchè questi atti spingono gli israeliani tra le braccia di Sharon. Noi siamo per uno stato operaio palestinese/israeliano, non per uno stato religioso. I nostri nemici sono le grandi banche e gli sfruttatori, non il popolo israeliano. Tuttavia, siamo anche per la difesa incondizionata del popolo palestinese contro gli orrori del terrorismo di stato israeliano. Nel caso Sharon attaccasse Gaza per correre in aiuto di Dahlan e Abu Mazen, ogni persona onesta di Gaza rivendicherebbe sicuramente la formazione di un fronte anti-imperialista per combattere contro gli occupanti.
Siamo chiari: l’evacuazione di Gaza non è nient’altro che un osso che l’imperialismo statunitense ha lanciato alle masse nel disperato tentativo di ottenere la pace sociale mentre continua ad occupare l’Iraq e mentre Israele continua a costruire colonie in Cisgiordania. La Road Map è in rovina e, data l’instabilità che si sta diffondendo come una piaga dall’Iraq a tutta la regione, gli Stati Uniti cercano disperatamente di apparire come coloro che stanno facendo qualcosa, che cercano di spegnere l’incendio.
Il ritiro da Gaza servirà solamente ad approfondire le divisioni tra israeliani e palestinesi, oltre ad aumentare le tensioni fra i palestinesi stessi. Le masse si accorgeranno che man mano che Israele si ritira da Gaza, sempre più insediamenti vengono costruiti in Cisgiordania. Ciò alimenterà tra i palestinesi il desiderio di tornare in Cisgiordania e a Gerusalemme Est, spingendo molti tra le braccia della guerriglia. Già i guerriglieri a Gaza stanno dando dimostrazioni di forza. Il braccio forte dello stato israeliano a Gaza sarà sostituito dall’Autorità Palestinese collaborazionista di Abbas, che sarà costretta a tenere a bada la guerriglia per far contento lo stato di Israele.
Il ritiro da Gaza alimenterà le divisioni anche tra gli israeliani. Il ritiro ha diviso Israele come mai era successo prima. Bush, Sharon e i loro portavoce tra i media borghesi cercano di presentare il ritiro come un passo concreto verso la pace. Qualcuno mormora persino che possa rappresentare un passo verso la creazione di uno stato palestinese. In realtà il piano di disimpegno non risolverà nulla. L’Autorità Palestinese, divenendo il lungo braccio dello stato israeliano, non avrà il sostegno necessario per esercitare il controllo. Il ritiro da Gaza servirà solo ad alimentare ulteriori conflitti.
Fino a quando il capitalismo continuerà ad esistere, non ci sarà possibilità per israeliani e palestinesi di vivere in pace. Lo stato di Israele, spalleggiato dagli USA, non abbandonerà mai Gerusalemme Est, non rinuncerà alla gran parte degli insediamenti dei coloni, non risolverà la questione dei profughi e non libererà mai tutti i prigionieri palestinesi. L’unico modo di porre fine a questo circolo vizioso è la strada del bolscevismo, la strada di Lenin e Trotsky - la strada della rivoluzione socialista e la formazione di una federazione socialista del Medio Oriente, all’interno della quale tutte le nazionalità, dai curdi, agli israeliani ed ai palestinesi possano avere autonomia territoriale. Questa è la strada per la pace.